Dissociazione Elementare

Dissociazione Elementare

DISSOCIAZIONE ELEMENTARE di Silvia Gelosi (Arcipelago itaca; ISBN: 979 12 80139 47 4; MARI INTERNI – Collana diretta da Danilo Mandolini; prefazione di Gian Mario Villalta; pagg. 88; € 15,00).
La scheda del volume è scaricabile qui:

https://cdn.shopify.com/s/files/1/0248/5823/0883/files/Scheda_DISSOCIAZIONE_ELEMENTARE_di_S._Gelosi.pdf?v=1656323335
Il volume è acquistabile sia tramite il sito della casa editrice, sia su ibs al link:

https://www.ibs.it/dissociazione-elementare-libro-silvia-gelosi/e/9791280139474?inventoryId=422395436&queryId=75e4eea1fe6db1ed733fbab8b748c367

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e in tutte le librerie.

da qui

da questo testo di Marta

Forse, non c’è una parola sola per me.

Sono tante le vite, le storie, le ceneri

Come le streghe, posso dirti, bruciate

Sui frassini che adesso guardo fiorire.

Sono come un pezzo di tela grezza

Rattoppata e ricucita troppe volte.

Non si vedono le catene che ognuno porta

Addosso e la memoria è la stessa

Degli alberi. Dei miei viaggi conto i passi

Ogni mattina, il percorso breve, le fioriture

e la strada uguale da troppo tempo.

Eppure, i racconti cadono sui fogli come

Storie degli altri mentre la poesia, ecco,

Quella è il mio unico andare, è il sentiero

Che cerco di seguire, per non perdermi

E bruciare, un’altra volta ancora.

🌟

Grazie per le tue di parole, per le immagini che mi vedono di più, che sono come io non pensavo di tornare.

❤️

#martasieffphotography

marta giovannini photo 💛

150 parole [ di notte]

Di notte la casa è troppo grande.Si accavallano i rumori, c’è vento. Fuori sbattono le cose e le piante, tutto quello lasciato sotto il vuoto del cielo. Questa prepotenza lucida il buio e mi tiene lo sguardo aperto.

Fisso la luce della lampada d’emergenza, il puntino verde mi fissa, si spegne, si riaccende.

Indosso la mia vestaglia, la seta blu fa silenzio mentre scendo a controllare il loro sonno, le sei manine che stringono orsi, controllo tutta l’aria che respirano, che esca e rientri come dev’essere.

Conto le finestre chiuse, conto tutte le mie mancanze, conto quelle di chi non sarebbe dovuto mancare, conto le scale una dopo l’altra per non inciampare ancora.

Penso alle delusioni accatastate nel piccolo baule di sopra, troverò un modo mi dico, come ho sempre fatto.

Ha cominciato a piovere adesso, l’acqua cade sui doppi vetri, tiro su il lenzuolo, ricomincio a contare.

#photo di Marta Sief [Marta Giovannini #photography].

D’amore e di Vino (San Valentino alla cantina Mùrola)

La sera di San Valentino è stata molto bella❤️

E ringrazio Angelo per questo invito.

Purtroppo ho pochissime immagini perché, spesso, la tecnologia mi abbandona e perdo foto/video come calzini nella lavatrice.

Abbiamo raccontato dei Frammenti di poesia, sparsi sui tavolini e sono felice che ancora riescano a girare per il mondo (la mia prima raccolta pubblicata intitolata Frammenti), dell’altra poesia, quella vera, in Dissociazione Elementare, che cos’è e perché si scrive.

Abbiamo parlato di Donne imperfette, un’antologia di racconti curata da Emi Di Fiore Ramistella, dove c’è anche un mio racconto, in cui il tema comune è la figura della donna e tutto ciò che ruota intorno ad essa.Sulla poesia c’è sempre davvero molto da dire ma, visto che c’era anche della bella musica, ci siamo lasciati cullare dal meraviglioso menù ricco di fiori aggiungendo curiosità sul vino, quando si lega con la letteratura. Lascio qui di seguito alcune curiosità ricavate da un libricino meraviglioso scritto da De Amicis e donatomi dal direttore della biblioteca di Spinea, in una delle presentazioni di Dissociazione Elementare.

In questo libro De Amicis ha scritto un saggio sulle diverse tipologie di approccio al vino con tanto di illustrazioni. Ha trattato i suoi effetti psicologici, dell’alterazione crescente di sentimenti, di idee e anche degli stati diversi della coscienza che ne derivano.

Dice che il vino ci allieta e spesso lo si usa per alleggerire una giornata pesante, così che tutto, dopo, ci sembri più leggero, l’ostacolo che ci pareva insormontabile lo potremmo sicuramente arginare, perché ci sembra che la vita ricominci meglio e noi siamo meglio disposti, più forti quasi, dopo quello svagamento dello spirito perché sentiamo che in quel momento ne avevamo proprio bisogno.

La cosa simpatica e originale che illustra è la classificazione generale dei vari tipi di ebbrezza, perché questa dipende dai temperamenti e dai caratteri, sostiene che dipenda anche dalla disposizione d’animo in cui ci si trova nel riceverlo.

“Il primo è quello che ha dato origine al detto in Vino Veritas, ovvero, i pensieri più nascosti e involontari sotto l’influsso del vino vengono fuori subito, perché svanisce la prudenza che nasce dal sentimento di quelle relazioni, quindi qualche segreto, nell’ebbrezza, se lo lasciano sfuggire tutti.

Poi ci sono quelli che hanno un’indole chiusa e circospetta, hanno il pudore del vino e diventano diffidenti di sé, pesano ogni parola più del solito e parlano ancora meno di prima. In altri invece il vino eccita particolarmente il sentimento cavalleresco, acquisiscono un insolito ardore bellicoso e, in sostanza, litigano con tutti, assumendo perfino le difese di un assente che magari a loro è indifferente e si aggrappano alle parole provocanti di chi hanno intorno pur di soddisfare questo stato d’animo.

Ci sono anche i solitari, che hanno bisogno di restarsene da soli al lume della luna, meditando sui propri affari e anche filosofeggiando serenamente sulla vita umana, questo rimarca la loro indole già mite e tranquilla.

Altri hanno il vino amoroso e quindi l’ebbrezza si traduce in un ardore erotico (qui non stiamo a specificare che cosa potrebbe avvenire).

In altri ancora, il vino accentua particolarmente le facoltà intellettuali, persone non particolarmente colte ad esempio, che in quel momento diventano degli oratori, cacciandosi in discussioni di cui non hanno mai osato aprir bocca; persone insomma, che in quel frangente, chi li conosceva non li riconosce più.

Ci sono poi gli uomini di ingegno, abitualmente sobri e quindi non abituati a bere, avendo anche una fibra delicata, qui l’ebbrezza si dimostra con un eccesso di delirio,  facendo sfuggire dalla bocca le più strampalate sciocchezze.

Altra varietà frequentissima dell’ebbrezza è quella della malinconia, eccita il sentimento delle cose tristi o anche della poesia delle cose tristi perché in quella tristezza c’è una compiacenza che esclude la tristezza vera.

Diciamo comunque che il vino dà idee anche molto colorite.

Seneca sostiene che l’ebbrezza sia una volontaria pazzia perché le speranze e le illusioni proprie dell’età, già così vive nello stato abituale, non hanno bisogno che di un leggerissimo eccitamento per acquisire colore e potenza per le cose reali (da giovani), mentre verso i quarant’anni l’ebbrezza è più raccolta e non ci si lascia più ingannare dal chiasso.

In ogni caso, la coscienza finisce per sentirsi alleggerita e quindi equivale a una specie di assoluzione.

Per quanto riguarda il lavoro intellettuale, il vino è stato chiamato il cavallo del poeta ma, nonostante si possa essere entusiasti dopo aver scritto in uno stato di ebbrezza perché c’è un uragano d’ispirazione, quando il lavoro è finito e siamo certi di aver fatto un capolavoro, rileggendolo il giorno dopo troviamo un lavoro incompreso. Ad esempio si era creduto di creare un tessuto fitto quando invece si è fatto una stoffa a trafori, perché ogni idea rimane solitaria fra le altre, le catene che parevano collegate alle idee principali sono spezzate e altre idee sono scolorite, scopriamo questi piccoli errori che il “prosatore” dovrà collocarli in una maniera migliore in modo che ogni parola abbia la sua massima efficacia.(Lo stesso vale per il poeta, potrà trovare nell’ebbrezza le idee e i versi più splendidi della sua lirica ma non riuscirà certamente nell’orditura della strofa proprio perché la poesia è un lavoro di sottrazione e di nominazione esatta delle parole.)

Anche se Baudelaire scriveva “d’amore o di vino ma comunque ubriacatevi” , lo scopo principale di certe anime sensibili era quello di sperare di addormentare la fantasia inquieta che li tormentava, frenare l’attività eccessiva del loro cervello che li affaticava, anche durante il loro riposo.

Balzac diceva “bevono perché hanno delle energie da domare”

La verità è che: non è vero che bevessero, come ancora crediamo, per produrre un eccitamento artificiale al fine di scrivere, ma bevevano per quietare il loro eccitamento naturale dopo che avevano scritto.

Alfredo Musset al quale un giorno gli venne domandato perché cercasse la poesia nel vino rispose dispettosamente: non vi cerco la poesia, vi cerco la pace.

In conclusione, ci sono due potenze opposte del vino, uno è il veleno che trascina nell’ozio e lo sappiamo ma l’altro, la parte bella, è il vino che fa alzare i calici, la fronte e il pensiero, il vino che mette il canto sulle labbra, l’allegria alla nostra mensa di ogni giorno, il festeggiamento delle riconciliazioni e dei ritorni, quello che ci riscalda le vene, quello che aggiunge un sorriso all’amicizia e una scintilla all’amore ed è questo tipo divino che andrebbe onorato e festeggiato sempre.” 📖

Grazie a chi è stato ad ascoltare, a chi ha fatto domande, a chi verrà a trovarmi questa estate per un drink, al Solero di Porto PotenzaPicena, a chi ha pensato di riproporre questa cosa tra le vigne.

Ancora grazie ad Angelo e al suo splendido staff, per la bellezza e l’ospitalità che, ogni volta, mi fa sentire a casa❤️