Rimanenze

di tutte quelle parole lasciate cadere dal filo sottile tenuto in equilibrio non rimane che il ricordo. puoi vederne lo strappo lì da dove iniziava. dallo squarcio filtra la frattura. il diaframma che si scompone in silenzio.

 

 

©LaScrittoressa

[photo by kulturtava on twitter]

Auguri Mamma

 

Uno dei miei difetti più grandi è parlare troppo. Non sono una di quelle persone che se gli chiedi una cosa rispondono a monosillabi no, io te la devo spiegare tutta la storia. Mi rimprovero sempre dopo dicendomi che sono stupida che dovrei stare zitta che non serve neanche dirle molte cose, perché poi quelle veramente importanti quelle da dire davvero non le dico mai, tipo ti voglio bene o sei speciale oppure ho voglia di abbracciarti e farlo davvero. Mia sorella me lo ripete sempre: “abbracciale le persone, diglielo ti voglio bene che la vita è breve cazzo” e lei lo sa meglio di tutti. Però io sono anche quella che non dà mai ascolto, che ha la testa dura, che quel tipo di consigli non puoi ascoltarli così, devi aprirti al mondo per gesti che sembrano banali e invece no. Beh insomma negli anni non ho capito tanto bene ancora questo fatto di essere madre, se sono brava o no se riesco ad essere davvero all’altezza di questo ruolo così importante, però guardo la mia e penso a tutto quello che le devo (le ore d’aria anche adesso sono fondamentali), penso a tutte le volte che vorrei abbracciarla ma non lo faccio, penso a quanti ti voglio bene ho tenuto in bocca senza dirle. E questo le madri lo sanno lo stesso, lo hanno sempre saputo e nonostante tutto continuano a prendersi cura di te, di tutto ciò che le circonda con l’amore di chi sa.

[E non vorrei arrivare tardi a dirti che ti voglio bene, anche se non lo dico mai, anche se lo sai]

Auguri Mamma

©LaScrittoressa

Certi luoghi

 

Esistono luoghi in cui piangi sempre un po’. Te lo ricordi quando ci andavi a piedi quando le feste, gli inverni le estati con il nonno che s’è fermato lì, adesso hanno aggiunto tanti posti quanti sono gli anni passati, le piogge cadute, quell’accartocciarsi di certe stagioni, ti torna alla gola. Oggi il cielo è senza colore, mi porto avanti il dispiacere nei vari vicoli colorati dai fiori messi per la festa. Gli stessi sguardi fermi a dirti tu che fai? È tutta una questione di fortuna, goditela finché ce l’hai, il resto sono tutte scuse.
Ma chi se ne accorge?
Tu no, no perché chi come te non divide la parte intera dai cocci fatica ad esistere, chi come te sbaglia le parole gli affetti i luoghi, sta come lei, quella madre in ginocchio di fronte la sua croce bianca, attenta alla fila per colore dei fiori da mettere, il suo ordine esatto, la mano a pulire la foto, quei gesti materni meccanici e poi svanire nello spazio minuto di un tutto in cui i colpi ti attraversano o rimangono dentro non fa la differenza, il tuo sguardo è lento, indiretto, indifferente, incosciente. Ti porti dietro una borsa di pezzi che tieni chiusa perché la roba rotta non s’aggiusta mai del tutto e ogni giorno ricominci, ripensando a quando il peso era leggero, i giorni lunghi, le cose intere e nell’orto c’erano sempre le fragole.

©LaScrittoressa

[my photo – cimitero Potenza Picena]