La luce e quel momento dell’estate…

 

Il tempo dell’estate  è un passaggio attraverso le gioie del sole, di luoghi ritrovati e cieli aperti.

I sogni sembrano avverarsi subito ed il buio è leggero, più sincero, fa meno paura.

I luoghi rimasti in silenzio sembrano in attesa, aspettano una cura, senza capire il destino che verrà.

Tra tutte le partenze qualcuno resta, tra tutte le scelte quello che accade, soltanto con la consapevolezza di viverlo guardando oltre. Sempre, da sempre quell’oltre che tiene alto l’obiettivo, un altro punto di arrivo dove ricomincia un’altra ripartenza.

In cammino, da anni, su questa strada sterrata, senza indicazioni, senza vedere mai dove finisce, arrancare a volte, salite, spesso, stagioni fredde, troppo calde, distruttive, ogni tanto miracolose. Però sorridi, quasi sempre per rendere meno difficile la fatica del vivere.

Giorni così –

quando la luce rende più bella la vita

e scrivi in bianco e nero –

 

L’estate delle montagne

 

È differente il concetto dell’estate per chi nasce al mare.
L’acqua ha uno spazio che muove anche la coscienza, tutto ciò che è rimane uguale cambia continuamente.
La mia estate è tra le strade che portano al mare, tra la confusione di gente che non dorme. Qui rimane sempre un inverno, caldo a giugno, senza neve, con lo strascico di luce a confine, dietro i monti, uno spazio verde e le ore sempre meno lunghe della spiaggia.

Diario di bordo – quelle mattine d’estate

Ci sono anni che ti scrivono, altri che ti insegnano. Ci sono anni in cui torni indietro quando tutto è andato avanti troppo svelto e ti accorgi di aver saltato i passaggi necessari, elementari, che ti avrebbero fatto capire qualcosa in più. Ci sono anni in cui nonostante il tempo scorra normalmente, non riesci ad apprendere perché la difficoltà di relazionarsi con il mondo è troppa, la diversità a volte è un gradino troppo alto per le tue gambe. Gli anni in cui finalmente capisci la maggior parte di quello che ti è sfuggito invece sono quelli in cui hai solo una strada di fronte a te e non ci sono scorciatoie o deviazioni, anche quando si frantuma devi percorrerla ugualmente ed è inutile voltarsi, con tutte le curve si vede poco il retro, ma tanto non avresti tempo per rimpiangere il passato, il presente ti occupa tutto.
Tutti gli anni a quel punto intrecciano la trama che regge un tempo: il tuo e dello spazio intorno a te. Eppure, ancora conti i giorni, snoccioli le ore che battono sui vetri negli inverni e respiri quelle ferme appoggiate sui gradini al sole d’estate, guardando ogni volta un lontano fotogramma in cui sia nell’acqua che nella roccia, diventano risposte tutte le domande di sempre.
Poi siccome sei una che non si accontenta, una che non si arrende, una che “non può essere così ” allora niente, continui a farti un sacco di altre domande, piangi per un gattino lasciato solo, perché vedi due innamorati felici, ti commuovi per le cose più banali che non si notano più e pensi che in fondo, tutte quelle rinunce, hanno lasciato sì un vuoto, ma tu da brava donna di casa, l’hai riempito con tutto quello che può esserti utile, e sorridi. Sorridi perché è sufficiente per godersi almeno metà della vita e perché ancora puoi stupirti, tenendo in mano una dignità che molti tuoi coetanei hanno perso da tempo.
Allora parli meno e sorridi di più.

Di sabbia, di terra e le rocce.

 

Reggersi in piedi qui –

che con il vento può spargersi ma non muoversi

che con il tempo può cambiare senza tremare.

E ti senti al sicuro.

(Poi ci sono gli sguardi verso ovest, le montagne, l’estate che scende in fondo, la luce della sera dietro quel grosso pino, i panni stesi, il tempo che corre, le ore che si sbriciolano,  i bimbi che dormono, i ricordi che affiorano, i rumori che si fermano, lo spazio che si stringe, il vento che smette, giugno senza mare, un agosto che ricordi, una speranza che non molla, le case senza luci, le crepe che s’allargano, la gente andata via, quei pochi che son rimasti, il cuore di chi dona, la scuola che finisce, i desideri appesi ai palloncini.

Tu che resti, sembra tutto uguale, sembra ogni giorno diverso.

E poi chissà,  se ad ottobre riusciremo almeno a sentire il rosso  dell’autunno senza dormire vicino alle porte.

Intanto chiedi al cielo un azzurro che ti protegga, senza l’eco che fa la notte quando passa tra le pareti.)

 

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