Ritrovarsi – Oltre – Quell’attimo

claudio paolinelli foto - la descrizione di un attimo

 

Guardare l’aria muovere fuori una luce bagnata e pensare al ritrovarsi.

Un po’ come scoprirsi, un riconoscersi senza vista alcuna,

toccare quella pelle dall’odore cieco, quando nel buio torna,

e lo senti

senza occhi, senza averlo guardato mai.

Ti vedi, ascolti ogni rumore che scompare.

Non distogli lo sguardo perché forse può sparire.

Sorridi nel silenzio che una timidezza bambina può lasciarsi arrossire e corri.

Corri incontro a tutto ciò che nella tua immaginazione era diverso, era speciale, era notte, era quello che volevi, che pensavi non avresti mai trovato e benché oltre ogni fotografia lasciava intuire, l’odore è lo stesso e se la pelle lo sente, puoi solo proseguire o andare.

Vai sopra i vetri pestando sassi, un equilibrio, una prova, mentre tutto si scioglie alle tue spalle restando soltanto sale.

 

(paragrafi sparsi)

 

(in foto Elisa Gelosi)

(Foto di Claudio Paolinelli:  “La descrizione di un attimo”)

Attese

attese

 

Si condensa l’aria chiusa, la vedi scivolare dai vetri, insieme ai resti di un giorno.

Ci sono attese che durano ore, altre giorni, alcune tutta la vita.

Tutti siamo in attesa, del momento giusto, dell’amore vero, dell’uomo o la donna dei sogni, della felicità, di un lavoro, di avere tempo…

Tutte le volte che ho atteso, ho perso. L’occasione, l’amore, la felicità, il lavoro, il tempo…

Oggi che Sono, oggi che Voglio, oggi che Vivo, non ho tempo di attendere. Io sono quella che intanto s’incammina, intanto va verso, intanto ci crede, intanto vede, perché per il dopo c’è tutto un altro tempo, fatto di anni che avranno un peso in più.

Nel frattempo, intreccio i minuti, tra i giorni, fra gli anni che indicano una strada, la mia, quella che ho riconosciuto dalla linea gialla, tratteggiata ogni cinquecento metri, quando incontra una spiaggia.

Lascio una sedia vuota, ho imparato un silenzio.

Lo lascio stretto nelle cose, come l’acqua in una bottiglia, come il lago verso sera, senza vento.

(Paragrafi)

Nel frattempo che il mondo mi cambia

 

 

InstagramCapture_f9b88a80-e5e0-4016-b6bc-4956c5e95ff3

Dicevo a lui:

“Quando si scrive su carta, non è soltanto libertà, è fermare un momento, è cercare un’immagine e fotografarla, incidendola su di un foglio bianco. La carta ha l’odore del vento quando soffia da Ovest e si porta dietro questa neve, ferma da un po’, lì, sopra l’inverno.

Quando si scrive a mano, non è tanto la calligrafia, è l’essere, in quel momento tu sei ogni lettera, ogni goccia d’inchiostro che sporca, che genera un’idea e tutto diventa carne, sangue. E si scrive, un po’ davvero, anche per <non morire>”.

Poi in verità, ogni volta che scrivi, liberi tossine, sanguini, ridi, senti che tutto diventa più facile, più vero o semplicemente più leggero. Battere i tasti non è la stessa cosa, è un’alternativa, un poggiare idee in un magazzino, nell’attesa di toccarle, con le mani, e sentirne l’odore.

Così scrivo due volte.

Così dopo la penna lascio righe, stampe qua e là nei giorni che le stagioni ridisegnano, nel frattempo che il mondo mi cambia, aggiungendo fotografie.

(Paragrafi)