Novembre

novembre

Stamattina, un Novembre che non vuole, un Novembre che non spegne.

In certi spazi, che dalle finestre sembrano sempre uguali, a cambiarli sono le stagioni e l’odore di questo intorno ogni giorno pieno di spazio.

Spazio per fare, per scriverci, per crederci.

Ci sono cose in cui si crede, fin da piccoli, portate avanti finché non vieni preso in giro, dai grandi o quelli più grandi di te (parlando di sola età), allora inizi a farti domande, dubitando, pensando che forse se lo dicono in tanti ci sarà una ragione e quindi riponi tutto in una scatola.

Vivi, credendo di fare ciò che ti piace, nelle approvazioni di chi ti vuole come pensano dovresti essere per essere quello che si deve.

Anche se scorre liscio tutto, troppo, qualcosa sfugge.

Come quando cerchi tutta la vita la persona dei tuoi sogni, scoprendo che in fondo non esiste, perché esistono soltanto persone speciali con i loro sogni e quando si condividono, ci si ritrova. Lì ci si scopre.

Così con la vita.

Quando capisci qual è il tuo mestiere riesci a fare tutto il resto con la leggerezza di chi non ha peso.

Quando torni alle origini, alle tue idee e a quello che avresti voluto diventare, capisci che e’ stato un viaggio, quel viaggio che ti ha fatto riconoscere quella strada, percorsa mille volte e mai riconosciuta.

L’ho trovata. L’ho riconosciuta. Adesso riapro la scatola e faccio quello che avrei dovuto fare da più tempo.

Scrivo.

 

(Paragrafi)

Incroci

incroci

Incroci.
Incroci gente, persone, sentimenti.
La gente passa, le persone si soffermano più o meno il tempo in cui si è impresso il loro ricordo e i sentimenti… be’, quelli s’incrociano ogni giorno. Nostalgie, tenerezza, amore, rimorsi (perché di rimpianti vi auguro di non averne mai), essere incazzati (altro termine non lo esprimerebbe a sufficienza).
Hai nostalgia di un giorno, di momenti in cui tutto combaciava alla perfezione, la tenerezza che ti fanno i bambini nella loro schietta innocenza, l’amore che in qualsiasi modo si viva e’ una costante. Il rimorso invece di qualcosa che avresti per forza dovuto fare che se non fosse per la stupida ragione, l’istinto, e’ sempre da valutare attentamente.
L’essere arrabbiati non è come essere incazzati. Quando sei arrabbiato può passarti, quando sei incazzato e’ difficile che riesci a tornare sereno.
Naturalmente constatazioni, le mie.
Conosco donne incazzate con tutto il raggio che le circonda (500 chilometri circa) soltanto perché quando erano arrabbiate nessuno ha dato importanza  al loro stato d’animo. Evidentemente già poco attente al loro rapporto che quel deteriorarsi giorno dopo giorno ha creato indifferenza, creando a sua volta, mostri.
Si’ ci sono donne come mostri, orfane di buon senso, donne che soltanto perché pensano di aver dato (il quantificare poi e’ assolutamente soggettivo) pretendono che chi le abbia amate chiuda occhi e cuore quando lo decidono loro. Donne che non hanno un carattere purtroppo, se lo creano in base alle persone che incontrano, cambiando opinioni così velocemente come cambiano amiche per la pelle o innamoramenti non contraccambiati. Così non appena si trovano ipoteticamente sole (perché sole non ci sanno stare quindi hanno sempre una riserva) le vedi fare cose, che neanche le loro figlie farebbero mai… Con la scusante di essere ferite quando in realtà tengono il coltello in mano per ferire chiunque.
Vogliono far male a quella persona che pensano l’abbia fatta soffrire quando in realtà è lei che continuerà a soffrire soltanto perché non riesce a star bene con se stessa. E’ inutile prendere soldi (che non erano nemmeno suoi), toglierli con ogni pretesto a quel poveretto che ha avuto la sfiga d’incontrarla, fare vacanze ed arrivare al di là del mondo se le mancanze che hanno non riescono a colmarle neanche quando hanno tutto, senza sottrazioni.

All’inizio ci si spaventa, perché potresti finire nel loro gioco perverso senza accorgertene, poi, non appena tutto si fa chiaro, cominci a provare pena per loro, compassione perché soffrono pur facendo soffrire gli altri quindi smetti di considerarle. Inizi a guardare da un’altra prospettiva e ci vedi tutto un mondo che loro, purtroppo non vedranno mai, tanto accecate dall’invidia della felicità di chi se la gode, la vita, invece di rincorrerla in tutto quello che poi, la serenità non gliela darà mai.

(E io, scusate, adesso, me la godo. Con tanto di risata)

(Paragrafi)

L’autunno qui

l'autunno qui

E’ una strada lunga, l’autunno qui.
Si sovrappongono ore e colori, spesso, non distingui i giorni.
Come un letargo, in cui ti svegli stanco, pieno d’acqua e con il bisogno di asciugarti al sole.
La verità è che mi serve l’acqua che non s’asciuga, quella di sale, l’unica che cura ferite.
Cornici stupende chiudono grandi spazi mossi dall’aria, più o meno fredda, che cambia, direzione in base al profilo.
Un continuo migrare la mia vita, come a scadenza, eppure ancora non è finita questa strada, non appena arriva, continua.
Forse, il segreto sta tutto nella curiosità di vedere, nella voglia di scoprire che non scade…
In fondo, io, come una nave di carta, percorro il sale e aspetto per non sfaldarmi, quando perdo luce poi, la prendo all’alba, l’unica, a rimanere, perché qui, e’ sempre sera.

(Paragrafi)

Percorsi

Percorsi,

percorsi mille volte, eppure ogni volta diversi, di colore, di stagione, di te che ti “senti”, di te che ti riprendi, ogni pezzo perduto.
Cogli questa fine d’ottobre nei tratteggi d’asfalto, nella sfumatura rossa della discesa, nei tagli della luce a cadere sul mare. Perché visto dall’alto e’ come una certezza, un posto al sicuro, dove anche chi pesca non prende niente di te…
Io non sono di qui.

E non puoi dire che sei di un posto se non hai almeno un defunto al cimitero dove vivi.
Io sono di là, dove anche mio nonno da quel piccolo posto guarda l’orizzonte. Arriva l’odore di sale e l’aria leggera. Io sono quel piccolo borgo in cui sono nata, rimasto stretto, rimasto vuoto, rimasto lontano, dove ogni volta tornando mi sento un po’ me com’ero quando non ero ancora io e torno indietro,

quel poco che serve, quel tanto che basta,

come una preghiera,
come nuda, davanti un ricordo che ti veste.

(Paragrafi)

Sto.

sto

 

Aspettare sempre domani per un altro giorno.

I giorni qui sembrano più brevi. Tante piccole isole tra le nuvole e tu che abiti in una di quelle.

Cadono i colori con l’andare avanti, di queste stagioni quassù, tanti i chilometri da percorrere ancora. Ma io non lascio.

Sibilla corse dietro all’amore, lasciando tutto, credendo di ritrovare se stessa. Io ho corso prima per fermarmi adesso, con lo sguardo di chi ha visto, con il fiato di chi ce l’ha ancora se volesse continuare.

Il tempo non m’inganna più. Ho preso il mio e lo tengo stretto.

Torno indietro solo sulle pagine, quelle dei diari pieni di polvere sulla mensola, per tirarle fuori, quelle parole, correggendo le ripetizioni che oggi, non si ripeterebbero.

Il futuro da cui dovevo cominciare è questo.

Adesso, sento la strada che percorro.

Adesso, guardo tutto ciò che non vedevo.

Adesso, scrivo ciò che ho  taciuto per troppo tempo.

Adesso, sto.

(Paragrafi)