Ora.
Ottobre mi somiglia
non osa più. Filtro ancora
colori e parole
e lascio –
mezza me –
una pozza d’acqua sotto la pioggia.
©LaScrittoressa
Ora.
Ottobre mi somiglia
non osa più. Filtro ancora
colori e parole
e lascio –
mezza me –
una pozza d’acqua sotto la pioggia.
©LaScrittoressa
Traccia di ciò che è stato –
una sequenza di parole –
nella mente ogni tanto appare
sotto forma di immagine sfocata
a sinistra, in alto, dove non la tocchi
e di fatto non esiste. Allora
guardi nelle mani,
svanisci anche tu all’ombra
un’estate che inciampa
e un canto di cicale, solo
in lontananza.
©LaScrittoressa
Un male alle ossa il sentire
non sai dove toccarlo il dolore
ti aggrappi al corrimano
per difesa le parole
e dappertutto addosso il senso
di te che non sei, del posto che devi
un cerchio spinato ed il vetro
rotto su in alto traspare
il silenzio del mondo
che vedi.
©LaScrittoressa
Ho l’immagine di te
l’odore di sale, una sera d’estate
in uno spazio piccolo
la cabina vuota, soltanto una rete
un salvagente bianco –
tu che di fronte a me
saresti stato casa –
la mia inadeguatezza diventata resa –
mi tremano le mani
mentre il tuo bacio mi ritrova.
Avremmo dovuto credere
che fuori tutto
avesse cambiato forma
come questo pezzo
di mare fermo –
invece siamo diventati altro –
soltanto occhi stanchi
e giorni d’assenze.
©LaScrittoressa
Le rose,
le mie,
hanno le spine forti
quelle di chi resiste –
altalenando il rosso
mentre piove –
anche sopra la roccia
anche senza quell’ acqua.
©LaScrittoressa