Quante volte

 

È più in alto la strada
una curva a sottintendere
il mezzo confine d’inverno.
Torni con la luce
una bieca ombra da ovest –
l’aria che ti aiuta
mentre il freddo ti consuma.
E uguale, quando
le due mani fermano
la vista dei giorni –
chissà quante volte
ancora dovrai ricominciare.

Quelle sere d’inverno

 

Sai di me ogni parte
quella che non dice –
giro sui miei stessi passi
le parole ferme sulla luce.
È così che si cade –
all’odore della neve neghi
quando vieta agli occhi
quando rimane porta
chiusa mentre devi.
E la distanza tutta in fila
non s’accorcia mai –
la strada e le cose
come le parole
riavvolte sulla trama
che disfo ogni volta
per ricominciare.

Un pezzo d’inverno

 

Chiazze d’azzurro
bianco lo spazio senza
più il fondo
e la frattura s’insinua
tra le cose e tu
causi dolore perché
non sai quanto fa male.
Metà di te
metà di una vita –
e cadono promesse
sulla terra bagnata, la melma
dell’acqua che stagna –
marcisce l’orgoglio
sotto il fango
di un pezzo d’inverno.

 

 

(In foto uno scorcio del fiume Potenza in provincia di Macerata, sera – di un gennaio senza neve)

Sul fondo, la casa

Un’onda alla volta
arriva, l’urgenza
che lava la sera –
le soglie dei giorni
un conto un rovescio –
il canone inverso
percorso a ritroso
vestito d’attesa.
Poi la strada
ancora in salita
fin dove rimane
la terra, il suo spazio
senz’acqua sul fondo –
la casa.