Il tempo che devi

L’ora esatta a specchio
nell’inverno inoltrato
a cucire gli spazi –
distanza che trattieni
a un fil di ferro
a un grumo di sangue –
quel che non accade
ostinato ti toglie
quell’ora di vita,
ladra e sicura
del tempo che devi.

Nel vento

 

Sotto il peso

di un cielo che piove

quest’aria denuncia

il rifiuto di un tempo

che trema tra rughe

e crateri mai chiusi –

spietato s’annulla lo spazio

a confine – infinito –

e cadi, un frastuono,

un ripeterti ancora

e coprirti in silenzio –

di foglie ormai nere

intrecciate dal vento.

Dicembre

 

Stride la terra
nei solchi
lasciati dall’acqua,
ferite
arse dal freddo –
scuri
i bottoni
slacciati dal vento –
non scende a patti
il tempo,
rimane –
a tratti spaventa
e poi alla fine
le luci, i buonisti,
arriva il natale

che mette una toppa.

Marina

Noi che i colori li cambiamo secondo l’umore,
noi che nelle foto ci stiriamo versi, stretti –
a coprire gli stati d’animo –
Poi
in fondo, mentire
tenendo il passo fermo
lo sguardo dritto
e dentro un luogo solo
da dove
nessuno fa ritorno mai.

La fine dell’autunno

 

Sono troppe le parole –
adesso lo spazio
è stato preso e tu
ritorni sulla carta.
Cadono i giorni
alla fine di novembre
mentre piove a ore
e il confine si restringe –
porta via questo vento
il filo che ci cuce
stretto quasi –
una mano sulla bocca
quella neve ancora a pezzi
e la piazzetta
svuotata dall’autunno.