Aprile è un colore viola
chiaro, uno sfondo bianco
leggero nel vuoto a perdere –
poi il vento freddo
mentre avanza un sole
di scarto, di lato
e un po’ di neve.
Aprile è un colore viola
chiaro, uno sfondo bianco
leggero nel vuoto a perdere –
poi il vento freddo
mentre avanza un sole
di scarto, di lato
e un po’ di neve.
Scioglie la neve
quest’acqua che cola,
a scandirne il tempo
che batte
sul muro – la terra
strappata, sul bordo
e una placca
d’argento – la notte
che sembra silente
quando è solo un’attesa.
Ognuno che tenta
che resta
che muore
che stretto si tiene
la vita
provata, stremata
ma drizza le spalle
la schiena e ritorna –
cammina, si ferma,
non chiede –
si rimbocca le maniche
abbassando lo sguardo.
(Noi, qui al centro. Un restare, un resistere fino allo stremo, perché l’amore per questa terra è superiore alle sue disgrazie)
No, non molliamo, nonostante tutto e tutti.
Della neve
respiri il silenzio
che copre ogni cosa – guardo fuori
mi scosto i capelli dalla fronte
e tiro il filo della vita
che stringo tra i denti.
La neve fa chiara la notte,
con i suoi cerchi concentrici
oltre lo strato scuro – poi
tanto spazio per le ore,
arrotolate – ai lati delle strade.
A volte l’inverno
è soltanto un luogo a cui togli la voce.
Questa stagione invece
ha un bianco freddo che mi riscrive.