Chet 2 (secondo ciclo scrittura ebraica)
Su questa terra tremante ho appoggiato il mio peso scalzo
al netto delle separazioni, le scuciture senza fili, i volti nascosti
dalla luce delle parole vere. La solitudine di cui si parla è un’altra,
è abbandono, condanna, chiudere il peccato dentro casa, perché
la metà giusta sarebbe dovuta restare quella. L’asfissia è diventata modo
sbagliato di trattenere il fiato. Non lo voglio il perdono, rivoglio il tempo
sprecato e il sonno strappato, rivoglio indietro la parte taciuta, tutto
quello che mi avete tolto, soltanto per ignoranza, per mancanza
del sentire. Vivere allo scoperto oggi significa sempre restare fuori,
perché non c’è approvazione e allora, tutte queste stagioni
fuori dai mesi, le ho contate in sfumature controluce.
Dalla stessa finestra adesso, il ciliegio è più grande, senza innesto
è cresciuto lo stesso. Sulla ferita sono nati rami nuovi che
ad ogni primavera provano a rifiorire ancora.
E ancora.
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#alfabetoebraico2
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