Giorni di contrasti, non solo su colori.
Uno spazio ad imbuto, un risucchiare dentro la terra ogni suono, come un nome e nei minuti scolorire, lentamente.
Gridi lontani chiusi, che un bianco porta via. C’è vento, un’aria inspessita dalla neve sciolta e vai incontro al tuo tempo, di parole, di credenze e giustizie diverse che alcune leggi, sembrano non condividere.
Arrendersi?
Mai. Neanche stessi per morire. Anche in fin di vita, io sono colei che si aggrappa alle sponde del letto, non mi piacciono i tunnel e neanche il buio, quindi, non lascio.
Non lascio la presa, in tutto.
Testardaggine? Forse.
E’ che le cose bisogna dirle, se non si sentono gridarle e se nessuno ascolta, allora ancora più forte.
Sono stata sempre una bambina poco loquace, timida, a cui hanno sempre frainteso i sentimenti, i silenzi. Del mio tacere hanno fatto ogni cosa, credendomi stupida.
A metà vita ho scelto di dire. Poco importa se darà fastidio, non può far male più del falso la verità, o anche lo facesse, è un male che cura.
Non ho intenzione di curare, però voglio vivere e se per vivere devo farmi spazio tra le menzogne dell’opportunismo allora eccomi. Io non mi cancello, io avrò quello per cui lotto ogni giorno, con o senza accondiscendenza, perché ho deciso che la mia felicità non può essere sospesa sopra un filo di instabilità mentale di chi scuote la coda senza mai sapere ciò che vuole.
Io lo so quello che voglio e ho deciso di riprendermelo.