Ritorna luglio, dopo sedici anni e non ricordi come eri.
Vecchie foto sgualcite dal tempo ormai diverso, stravolto, calpestato, deluso, rifatto, rimescolato e tra poco, con un altro vestito, un altro giorno.
Di quel tempo ricordo il caldo, l’afa più o meno uguale che qui dalle nostre parti stratifica. Ricordo i pini e l’odore dei campi vicini alla Chiesa, nascosta, in fondo, il viale.
Questo suono di cicale rimasto dentro, come polvere sugli occhi, come un trattenere il fiato, come un non chiedersi il giusto e “quello sbagliato”.
M’affaccio dalla mia vecchia casa, butto fuori scanzonate preoccupazioni, l’aria si ferma e i giorni rotolano come sbattendo contro i marciapiedi che ogni tanto, ne rallentano la corsa.
Sarà diverso,
sarà in ritardo,
sarà come c’era scritto.
Sarà quel tempo che mi spetta, sarà il disegno e avrà i suoi colori, bianchi, come i fiori d’arancio che non colsi.
(Paragrafi)