Dopo l’estate

 

In questi mesi non ho avuto molto tempo per riflettere, sono ritornata indietro, fin dentro lo spettro del mestiere ritrovato. Mi sono resa conto di quello che mi aspetta, della lentezza a cui tornerò per riscrivermi e morire di nuovo, ripetutamente.
Ci sono ancora dei giorni che avanzano, pezzi di mare e ombre che resteranno sotto la sabbia. C’è questo vento adesso, è rimasto nella testa, ci sono delle nuvole rotte, la finestra sul paese, le prugne dell’albero storto che vanno via dai rami. Faccio fatica a dirmi salva, cado ancora sulla discesa che capita ogni volta, non mi imparo a memoria, no. Lo scavo è un cantiere infinito rimasto sulle cose, un muro strappato senza un cancello da aprire.
Poi, ricostruire, con la mano davanti, l’ombra spezzettata.
Ritornare, ma.
Con la schiena dritta e questo sguardo qui.
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#frammenti

Dissociazione Elementare

Dissociazione Elementare

DISSOCIAZIONE ELEMENTARE di Silvia Gelosi (Arcipelago itaca; ISBN: 979 12 80139 47 4; MARI INTERNI – Collana diretta da Danilo Mandolini; prefazione di Gian Mario Villalta; pagg. 88; € 15,00).
La scheda del volume è scaricabile qui:

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e in tutte le librerie.

Shin (ventunesima lettera)

Shin (ventunesima lettera)
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Verità che attestano disconoscimento /
La grafia grande mi scrive il canto giusto /
Oltre il fuoco, ritrovo l’orientamento. /
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La verità che ho trovato è più penosa della bugia.Taglio allora i gesti,
ricordo ogni frase, nome sbagliato, affetto negato per mancanza di spazio.
Mi faccio muro spugnoso, sagoma in bilico pronta a ricevere ancora, in silenzio.
Mi piovono addosso spilli pesanti, consapevolezza chiodata ti dico, ascolto
male tutte le voci e la fatica mi raddoppia il peso. Trascino
piedi e parole mentre penso a com’ero, ma guardami adesso, animale
impoverito, una sostituzione dell’originale. Mi cerco nei cassetti chiusi a chiave
e trovo tutto ciò che non avevo capito fin qui.
Nello specchio vuoto
a mani aperte lascio tutti gli sbagli dell’inizio. Seguo con il dito le crepe
disnodo i capelli corti e spettinati prima di rileggermi.

Potrei tornare
Potrei riuscirci di nuovo.
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#alfabetoebraico
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Resh (ventesima lettera)

 

Resh (ventesima lettera)
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È il male insoffribile che incalza
La curvatura sbagliata del disconoscimento,
Una negazione pesante quasi quanto l’annullamento.
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Dove sono finite le mie maschere, mi domandi.
Vuoto
Sono senza direzioni, strade tagliate e muri
sgretolati, ho un corpo che resiste ma non rientra, una curvatura
dannata e sottomessa in cui non c’è preghiera. Parlo
un linguaggio sconosciuto. Ascolto l’indifferenza e l’assenza
mentre penso a vuoto. Non c’è ritorno, non può esserci
salvezza per qualcosa senza inizio. Lo strascico di sangue
s’innalza tra di noi, macchia ogni parola e allora
mentre il chiacchiericcio di notte mi batte sulla fronte, cerco
un silenzio disperato, insperato quasi, che mi accolga.
Sono sulla soglia troppo bassa, un invisibile contrattempo ti dico
che ha arginato il fiume. Mi aggrappo ogni volta
in ciò che trovo ma non regge. Scivolo.Provo a risalire
contro la corrente, in certi giorni.
M’impiglio.
Ricado.
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#alfabetoebraico
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