Ecco, io come Nina.
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Sono quell’orchidea sfiorita, nel suo vaso chiuso.
Questo sentire il doppio e restare silenzio.
Ho le spalle nude io. Ed il peso, di chi può nascere dove vuole.
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[Appunti del non viaggio]
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Grazie a Enrico Galiano perché dentro i suoi libri ci trovo sempre pezzi di me lasciati in giro negli anni.
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Auguri ♥️
È stato un anno lunghissimo questo, dalla metà in poi è durato il doppio. Quest’anno ho trovato una mia cifra nella scrittura, ho ritrovato delle amiche, ho perso qualcuno, ho dormito per metà di quello che avrei dovuto, ho letto molti più libri, stupendi.
Ho conosciuto delle persone meravigliose, ho trovato un sogno nella narrativa, ho pianto tutte le lacrime degli ultimi tre anni, ho avuto la fortuna di avere vicino amiche che mi hanno ascoltata nonostante ripetessi sempre le stesse cose.
Ho rifatto la comunione dopo vent’anni.
Ho scoperto che le belle persone se ne stanno sempre in disparte e fai fatica a notarle ma ne ho trovata qualcuna e questo mi ha reso felice. Ho anche capito che, chi sembrava perfetto, in realtà è un arrivista sociale pronto a spararti addosso giudizi nel momento in cui giri le spalle.
Ho avuto paura di non farcela, ho tenuto i pugni chiusi e i denti stretti per riuscirci sempre perché ho la testa dura e non mi arrendo finché respiro.
Ho visto il matrimonio più bello, ho visto gli occhi di chi avrebbe potuto non guardare più, meravigliarsi per la bellezza di due vite intrecciate così.
Ho visto la bellezza indescrivibile di tantissime fotografie, ho dimenticato scatti che dovrò riprendermi e mettere sulla carta.
Ho ancora bisogno di un tatuaggio che non so quando riuscirò a fare, ho fatto tornare i miei capelli alle origini, ho continuato a mangiare schifezze.
Ho cercato di fare tutto da sola, ho cercato di non impazzire, ho trovato chi mi ha detto che ho ragione sul serio, ho trovato quello bravo ma per lavorarci su è ancora presto.
Ho cercato di essere una brava madre nonostante mi sembra sempre di non riuscirci, ho cercato di essere una buona amica e chissà se lo sarò mai.
Ho cercato di nascondere le delusioni dentro agli impasti, ho impastato tutti i giorni.
Ho cercato di accettare il fatto di non essere mai stata accettata ma questo sarà un proposito per l’anno prossimo che avrà un giorno in più per poterci riuscire.
Ho parlato troppo, ogni volta. Ho detto grazie ma non credo mai abbastanza. Ho capito che dovrei smetterla di dire sempre di sì.
Ho sognato e immaginato come sarebbe stato se fossero andate diversamente alcune cose.
Ho comprato dei libri che mi porto sempre dietro, ho abbracciato alcune delle persone che amo e nel ricordarlo respiro meglio.
Ho ceduto alla depressione ma la piazzo nelle righe per non farle fare danni, ho promesso a me stessa che dovrò andare di più al mare, ho capito che le decisioni devo prenderle io e non farle prendere agli altri ché poi non mi andranno mai bene.
Ho capito che il rancore ti consuma, ho capito che non serve, ho capito che però non ce l’ho ancora fatta quindi ci riproverò ancora.
Per tutto il resto ci sarà il giro che fanno le cose, quello che ti ritorna in base a ciò che fai, dicono.
Nell’attesa, un ottimo vino è sempre una cosa giusta.
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[Più di tutto, innamoriamoci. Questo solo potrebbe metterci in salvo da noi stessi, penso io.]
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Auguri
e che sia un anno migliore
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A volte, dicembre
A volte, dicembre è una luce rossa che ti avvita dentro un vetro, ci conservi i giorni. Tutti in fila i barattoli in dispensa, l’ultima pagina che butti, l’inverno che li gela.
Il mio anno inizia a primavera invece, quando spiove e l’aria non ti graffia,
i tagli sulle mani si richiudono da soli.
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[appunti del non viaggio]
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©LaScrittoressa
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La luce distratta
Ai cieli grigi di dicembre guardi le sfumature.
Stai bene attento, controlli ogni fessura. Controlli da quale parte potrebbe tagliarti quella luce, distratta, che il primo gelo interrompe e, in discesa, giù fondo, dove c’era la casa vecchia, dove c’erano gli anni, c’è adesso un mare chiaro che non ti aspetta più.
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[Frammenti]
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Novembre, ora
Di che colore può essere il tuo nome?
La sera ha l’odore dell’inverno e del luogo che non ricordi, eppure, ripassi il profilo con le dita in controluce, sperando di ricordarti la strada che ti ha poi lasciato qui.
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[Appunti del non viaggio]
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©LaScrittoressa