Ma sai, la sera qui scivola giù dietro le montagne mentre la luce disegna alberi e confini e strisce, le cose diventano scure controluce; c’è questo rosso poi che non è sangue, è una scala rotta al centro e devi stare attento perché manca un gradino puoi perdere l’equilibrio cadendo rovinosamente fino alla fine. E.
Poi viene la notte, è più scura delle altre, più buia, copre tutto, un tappo, una tavola traballante appoggiata su quattro punti, a tenere fermo un pezzo a tenerti fermi i piedi mentre la testa è già oltre il buco, oltre la consistenza di queste piccole alternanze.
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[appunti del non viaggio]
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